Veri e propri laboratori di scrittura e sperimentazione musicale, le Sequenze sono caratterizzate da una teatralità talora esplicitamente evocata, talora implicita nella vita del suono. Il virtuosismo che le caratterizza non risulta mai fine a se stesso, ma sostiene la tessitura sonora, che è struttura e canto al tempo stesso. Le trasformazioni timbriche e l’articolazione melodica sono accelerate al punto da essere percepite come intrecci polifonici e cangianti. Punto di arrivo per gli interpreti, le Sequenze di Berio sono considerate dai compositori come riferimento per lo sviluppo delle tecniche estese strumentali. In alternanza, sono eseguite due opere per nastro magnetico realizzate da Berio presso lo Studio di Fonologia Musicale della RAI di Milano, in cui il compositore sperimenta il rapporto con il suono elettronico, dal trattamento della voce ai suoni di sintesi.
Sequenza I (1958)
per flauto
Thema (Omaggio a Joyce) (1958)
elaborazione elettroacustica della voce di Cathy Berberian su nastro magnetico
Testo di James Joyce
Sequenza VII (1969)
per oboe, versione per sassofono soprano
(arrangiamento di Claude Delangle, 1993)
Momenti (1960)
suoni elettronici su nastro magnetico
Sequenza IX (1980)
per clarinetto
Sequenza I, per flauto (1958)
Sequenza I è costruita a partire da una sequenza di campi armonici, dai quali scaturiscono con un massimo di caratterizzazione le altre funzioni musicali. In Sequenza I viene precisato e sviluppato melodicamente un discorso essenzialmente armonico fino a suggerire un ascolto di tipo polifonico. Nel 1958 utilizzavo il termine polifonico in senso letterale, e non in senso virtuale, come invece tenderei a fare adesso lavorando con strumenti monodici. Volevo cioè raggiungere un modo di ascolto così fortemente condizionante da poter costantemente suggerire una polifonia latente e implicita. Sequenza I è stata composta nel 1958 per Severino Gazzelloni.
Luciano Berio
Thema (Omaggio a Joyce), elaborazione elettroacustica della voce di Cathy Berberian su nastro magnetico (1958) - Testo di James Joyce
(…) Con Thema (Omaggio a Joyce) (…) ho cercato di interpretare musicalmente una lettura del testo di Joyce sviluppando l’intento polifonico che caratterizza l’undicesimo capitolo dell’Ulysses (intitolato «Sirens» e dedicato alla musica), la cui tecnica narrativa fu suggerita allo scrittore da una nota procedura della musica polifonica: fuga per canonem. In questo lavoro non ho utilizzato suoni prodotti elettronicamente: l’unica sorgente sonora consiste nelle registrazioni della voce di Cathy Berberian che legge l’inizio dell’undicesimo capitolo dell’Ulysses. Il testo viene letto non solo nella versione originale inglese, ma anche nella traduzione italiana (Montale) e in quella francese (Joyce e Larbaud) (…)
Luciano Berio (estratto)
Sequenza VII, per oboe (1969), versione per sassofono soprano (arrangiamento di Claude Delangle, 1993)
Le mie Sequenze per strumenti monodici (flauto, trombone, oboe, clarinetto, tromba, fagotto) propongono un ascolto di tipo polifonico basato, in parte, sulla rapida transizione fra caratteri differenti e sulla loro interazione simultanea. Anche in Sequenza VII per oboe proseguo questa ricerca di una polifonia latente, creando una prospettiva per le complesse strutture sonore dello strumento con una “tonica” sempre presente: un si naturale che può essere suonato, pianissimo, da qualsiasi altro strumento dietro la scena o fra il pubblico. Si tratta di una prospettiva armonica che contribuisce a una percezione più sottile e analitica dei vari stadi di trasformazione della parte solistica. Sequenza VII è stata scritta nel 1969 per Heinz Holliger.
Luciano Berio
Momenti, suoni elettronici su nastro magnetico (1960)
Composto nel 1960 presso lo Studio di Fonologia Musicale della RAI di Milano, Momenti è costituito interamente da suoni elettronici: un gruppo di novantatré frequenze sinusoidali il cui rapporto armonico di quinta e di settima genera varie forme di accordi e di timbri. Le novantatré frequenze non vengono mai presentate contemporaneamente; se ne percepiscono così, attraverso procedimenti diversi, solo aspetti parziali – come momenti occasionali di una formazione. Le cinque situazioni, o momenti, di cui si compone l’opera si succedono come pannelli separati, in un’esposizione dei diversi aspetti possibili dello stesso materiale sonoro.
Luciano Berio
Sequenza IX, per clarinetto (1980)
Sequenza IX per clarinetto (ne esiste anche una versione per sassofono contralto) è sostanzialmente una lunga melodia e, come quasi tutte le melodie, implica ridondanza, simmetrie, trasformazioni e ritorni. Sequenza IX è anche una “sequenza” di gesti strumentali, che sviluppano una costante trasformazione fra due diversi campi di intervalli: uno di sette note (fa diesis, do, do diesis, mi, sol, si bemolle e si naturale), che tendono ad apparire sempre nello stesso registro, e l’altro di cinque note che appaiono invece in registri sempre diversi. Quest’ultimo commenta, penetra e modifica le funzioni armoniche di quel primo campo di sette note. Sequenza IX è stata scritta nel 1980 per Michel Arrignon.
Luciano Berio
ANTONIO BRUNO
Diplomato con lode al Conservatorio di Foggia, perfezionatosi al CNSMDP di Parigi con Claude Delangle e al Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma con Enzo Filippetti. Vincitore di oltre 10 concorsi nazionali/internazionali, selezionato per l'Adolphe Sax di Dinant. Ha suonato in prestigiose stagioni: Saint-Merry Parigi, Radio Vaticana, Korea International Wind Band Festival Seoul, Nordic Saxophone Festival Aarhus, Eursax 2024, Roma Festival Barocco, Vicenza Jazz. Collabora con Orchestra Teatro Olimpico Vicenza e Filarmonica Calamani. Docente.
ALICE CORTEGIANI
Si diploma in Clarinetto e Musica da Camera presso il Conservatorio di Roma e si perfeziona presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con A. Carbonare. La sua attività concertistica l’ha condotta a esibirsi in prestigiose sedi quali Teatro Arsenale per La Biennale di Venezia, Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale, Auditorium Parco della Musica di Roma, Teatro dell’Opera di Roma e Auditorio Nacional de Musica de Madrid. La sua attitudine è rivolta verso la ricerca artistica musicale attraverso collaborazioni con compositori e laboratori di sperimentazione, interrogando il ruolo dell’interprete come ponte tra tradizione e con- temporaneità. Questa ricerca confluisce naturalmente nella sua attività didattica, dove trasmette tanto la padronanza del repertorio classico quanto l’apertura verso altri linguaggi.
ALESSANDRO LO GIUDICE
Alessandro Lo Giudice (1994), flautista palermitano diplomato con Lode ai Conservatori di Palermo e Modena. Ha studiato con Andrea Oliva, Michele Marasco, Paolo Taballione, Carin Levine e Manuel Zurria. Primo flauto dell'Orchestra Senzaspine di Bologna, già primo flauto del Teatro Olimpico di Vicenza (2017-2023). Docente di flauto al Conservatorio di Trapani dal 2022. Attivo nella musica contemporanea, è dedicatario di opere di Conciauro, Damiani e Agresti. Membro di Istantanea ensemble.